TRADIZIONI DI NATALE - STORIE E ORIGINI

Natale: la sua storia, l'albero, il presepe etc etc

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  1. acquadimarea
     
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    Tradizione dell'albero di Natale

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    In un villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo si quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione. Si attardò più del previsto e, venuto il buio, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa. Per giunta cominciò a cadere una fitta neve.
    Il ragazzo si sentì assalire dall'angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.
    Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vide un albero ancora verdeggiante e si riparò dalla neve sotto di esso: era un abete. Il piccolo cominciò a sentirsi stanco quindi si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco. L'albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far toccare loro il suolo in modo da proteggere dalla neve e dal freddo il bambino.
    La mattina il bimbo si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo riparo, poté riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole dell'alba, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.
    In ricordo di quel fatto, l'abete venne adottato a simbolo del Natale e da allora in tutte le case viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno. Da quello stesso giorno gli abeti nelle foreste hanno mantenuto, inoltre, la caratteristica di avere i rami pendenti verso terra.
     
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  2. pioggiadinverno
     
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    Tradizioni del presepe
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    Nella rappresentazione della natività, che ogni anno rappresentiamo tramite il presepe, tutto è simbologia: la stalla rappresenta la povertà e la miseria.
    Giuseppe è l'intelletto: anziché essere geloso e ripudiare Maria si inchina a Dio accettandone la volontà.
    Il Bue rappresenta il principio generativo (è simbolo della fertilità e fecondità in Egitto), la forza sessuale; l'asino invece raffigura la personalità, la natura inferiore dell'uomo.
    Il significato della presenza nella stalla del bue e dell'asinello è in realtà molto profondo:soffiando sul Bambino Gesù lo scaldavano con il loro fiato.
    Il soffio è vita, dunque il soffio dell'asino e del bue è una reminiscenza del soffio mediante il quale Dio ha dato l'anima al primo uomo.

    Piu tecnicamente:
    Il termine presepe (o più correttamente (notare le diverse voci dei dizionario) presepio) deriva dal latino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia, composto da prae = innanzi e saepes = recinto, ovvero luogo che ha davanti un recinto. Nel significato comune il presepe indica la scena della nascita di Cristo, derivata dalle sacre rappresentazioni medievali.

    Il presepe antico

    Per comprendere il significato originario del presepe, occorre chiarire la figura del lari (lares familiares), profondamente radicata nella cultura etrusca e latina.

    I larii erano gli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia. Ogni antenato veniva rappresentato con una statuetta, di terracotta o di cera, chiamata sigillum (da signum = segno, effigie, immagine).

    Le statuette venivano collocate in apposite nicchie e, in particolari occasioni, onorate con l'accensione di una fiammella.

    In prossimità del Natale si svolgeva la festa detta Sigillaria (20 dicembre), durante la quale i parenti si scambiavano in dono i sigilla dei familiari defunti durante l'anno.

    In attesa del Natale, il compito dei bimbi delle famiglie riunite nella casa patriarcale, era di lucidare le statuette e disporle, secondo la loro fantasia, in un piccolo recinto nel quale si rappresentava un ambiente bucolico in miniatura.

    Nella vigilia del Natale, dinnanzi al recinto del presepe, la famiglia si riuniva per invocare la protezione degli avi e lasciare ciotole con cibo e vino.

    Il mattino seguente, al posto delle ciotole, i bambini trovavano giocattoli e dolci, "portati" dai loro trapassati nonni e bisnonni.

    Dopo l'assunzione del potere nell'impero (IV secolo), in pochi secoli i cristiani tramutarono le feste tradizionali in feste cristiane, mantenendone i riti e le date, ma mutando i nomi ed i significati religiosi.

    Essendo una tradizione molto antica e particolarmente sentita (perché rivolta al ricordo dei familiari defunti), il presepe sopravvisse nella cultura rurale con il significato originario almeno fino al XV secolo e, in alcune regioni italiane, ben oltre.

    Il presepe moderno

    Solitamente questa locuzione viene usata per la ricostruzione tradizionale della natività di Gesù Cristo durante il periodo natalizio.
    Si riproducono tutti i personaggi e i posti della tradizione, dalla grotta alle stelle, dai Re Magi ai pastori, dal bue e l'asinello agli agnelli, e così via.
    La rappresentazione può essere sia vivente che iconografica.
    I presepi popolari più conosciuti sono quelli di San Gregorio Armeno a Napoli.

    Evoluzione del presepe moderno


    La tradizione, tutta italiana, del Presepe risale all'epoca di San Francesco d'Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività. Sebbene esistessero anche precedentemente immagini e rappresentazioni della nascita del Cristo, queste non erano altro che "sacre rappresentazioni" delle varie liturgie celebrate nel periodo medievale.

    Il primo presepe scolpito a tutto tondo di cui si ha notizia è quello realizzato da Arnolfo di Cambio fra il 1290 e il 1292. Le statue rimanenti si trovano nel Museo Liberiano della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Nel XV secolo si diffuse l'usanza di collocare nelle chiese grandi statue permanenti, tradizione che si diffuse anche per tutto il XVI secolo. Uno dei più antichi, tuttora esistenti, è il presepe monumentale della Basilica di Santo Stefano a Bologna, che viene allestito ogni anno per Natale.

    Dal XVII secolo il presepe iniziò a diffondersi anche nelle case dei nobili sotto forma di "soprammobili" o di vere e proprie cappelle in miniatura anche grazie all'invito del papa durante il Concilio di Trento poiché ammirava la sua capacità di trasmettere la fede in modo semplice e vicino al sentire popolare. Nel XVIII secolo, addirittura, a Napoli si scatenò una vera e propria competizione fra famiglie su chi possedeva il presepe più bello e sfarzoso: i nobili impegnavano per la loro realizzazione intere camere dei loro appartamenti ricoprendo le statue di capi finissimi di tessuti pregiati e scintillanti gioielli autentici. Nello stesso secolo a Bologna, altra città italiana che vanta un'antica tradizione presepistica, venne istituita la Fiera di Santa Lucia quale mercato annuale delle statuine prodotte dagli artigiani locali, che viene ripetuta ogni anno, ancora oggi, dopo oltre due secoli.

    Con i secoli successivi il presepe occupò anche gli appartamenti dei borghesi e del popolino, ovviamente in maniera meno appariscente, resistendo fino ai giorni nostri.

    Origine delle ambientazioni


    Molti ignorano che gran parte delle ambientazioni utilizzate nel presepe derivano dai Vangeli apocrifi e da arcane tradizioni dimenticate. I Vangeli canonici infatti parlano della natività in modo molto vago tralasciando molti particolari scenografici.
    Tanto per citarne alcuni, il bue a l'asinello, simboli immancabili di ogni presepe, derivano da un'antica profezia di Isaia che dice "Il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone". Sebbene Isaia non si riferisse assolutamente alla nascita del Cristo, l'immagine dei due animali venne utilizzata comunque come simbolo degli ebrei (rappresentati dal bue) e dei pagani (rappresentati dall'asino).

    Anche la stalla o la grotta in cui Maria e Giuseppe avrebbero dato alla luce il Messia non compare nei Vangeli canonici: sebbene Luca citi i pastori e la mangiatoia, nessuno dei quattro evangelisti parla esplicitamente di una grotta o di una stalla. Anche quest'informazione arriva dai Vangeli apocrifi. Tuttavia, l'immagine della grotta è un ricorrente simbolo mistico e religioso per molti popoli soprattutto del settore mediorientale: del resto si credeva che anche Mitra, una divinità persiana venerata anche tra i soldati romani, fosse nato in una grotta il 25 dicembre.

    I Re Magi, invece, derivano dal Vangelo dell'infanzia armeno. In particolare, questo vangelo colma le lacune che invece Matteo non risolve, ovvero il numero e il nome di questi sapienti orientali: il vangelo in questione fa i nomi di tre sacerdoti persiani: Melkon, Gaspar e Balthasar, anche se non manca chi vede in essi un persiano (recante in dono oro), un arabo meridionale (recante l'incenso) e un etiope (recante la mirra).
    Così i re magi entrarono nel presepe, sia incarnando le ambientazioni esotiche sia come simbolo delle tre popolazioni del mondo allora conosciuto, ovvero Europa, Asia e Africa.

    Tuttavia, alcuni aspetti derivano da tradizioni molto più recenti. Il presepe napoletano, per esempio, aggiunge alla scena molti personaggi popolari, osterie, commercianti e case tipiche dei borghi agricoli, tutti elementi palesemente anacronistici. Nel presepe bolognese, invece, vengono aggiunti alcuni personaggi tipici, la Meraviglia, il Dormiglione e, di recente, la Curiosa.

    Aspetti commerciali e turistici


    Da anni, ormai, vengono costruite ogni sorta di statuette per la rappresentazione della nascita di Gesù: angeli, pastori, Re Magi ed altri personaggi, creando così un vero e proprio business, un mercato a livello mondiale. Di statuette se ne possono trovare di diversi tipi, per dimensione, artista, materiale e prezzo.

    Di presepi viventi, invece, se ne possono trovare rappresentazioni in tutta Italia. Tra i più noti e visitati, quello di Massa Lubrense (NA), quello di Assisi,quello di Custonaci in provincia di Trapani e quello di Pezze di Greco (BR).
     
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  3. acquadimarea
     
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    Origini del Natale

    Il Natale è la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù, figlio della Vergine Maria. Cade il 25 dicembre (il 7 gennaio nelle Chiese orientali, per lo slittamento del calendario giuliano).

    Il termine italiano Natale deriva dal latino Natalis che significa "natalizio, relativo alla nascita".

    Nel calendario romano il termine Natalis veniva impiegato per molte festività, come il Natalis Romae (21 aprile) che commemorava la nascita dell'Urbe, e il Dies Natalis Solis Invicti la festa dedicata al nascita del Sole, anch'essa il 25 dicembre, introdotta da Aureliano nel 273 d.C., soppiantata progressivamente durante il III secolo dalla ricorrenza cristiana. Da allora in poi il natale ha cominciato a commemorare il Natale Christi.

    Il Natale è anche chiamato Natale di Gesù o Natività del Signore e preceduto dall'aggettivo santissimo (talvolta abbreviato in Ss.).

    Secondo il calendario liturgico cristiano è una solennità di livello pari all' Epifania, Ascensione e Pentecoste ed inferiore alla Pasqua (la festività più importante in assoluto) e certamente la più popolarmente sentita, soprattutto a partire dagli ultimi due secoli, da quando cioè è diventata la festa in cui ci si scambia i regali e più si sta insieme in famiglia.

    Il significato cristiano del Natale


    Il Natale per i cristiani è sopra ogni cosa la consapevolezza di essere chiamati a riconoscere nel Bambino di Betlemme il Figlio di Dio. Sul Natale in quanto Festa cristiana, sulle manifestazioni liturgiche, sulle tradizioni delle comunità cristiane e sulle ricorrenze , riti ed abitudini di tutto il mondo sono state scritte decine e decine di poesie, racconti, canti popolari, filastrocche, ninna nanne e molto altro.

    La nascita di Gesù

    La festa del Natale è la celebrazione della nascita di Gesù. Secondo il Vangelo di Luca, egli nacque da Maria a Betlemme, dove lei e suo marito Giuseppe si recarono per partecipare al censimento della popolazione organizzato dai Romani.

    Per i suoi discepoli la nascita o natività di Cristo è stata preceduta da diverse profezie secondo cui il messia sarebbe nato dalla casa di Davide per redimere il mondo dal peccato.

    Liturgia cristiana


    Nella Chiesa latina il giorno di Natale è caratterizzato da quattro messe: la vespertina della vigilia, ad noctem (cioè la messa di mezzanotte), in aurora, in die (nel giorno).

    Come tutte le solennità, ha una durata maggiore rispetto agli altri giorni del calendario liturgico, infatti, le solennità si fanno iniziare ai vespri del giorno prima - se esso non ha la precedenza stabilita dalle apposite norme - facendo così saltare i vespri propri del giorno precedente.

    Il tempo litugico del Natale si conta a partire dai primi vespri del 24 dicembre, per terminare con la domenica del Battesimo di Gesù, mentre il periodo precedente al Natale comprende le quattro settimane d'Avvento.

    La data di nascita di Gesù

    Secondo il parere unanime degli storici, la tradizione che fissa la data del Natale al 25 dicembre ha origine alcuni secoli dopo la nascita di Gesù e non ha alcun collegamento con la sua effettiva data di nascita, che è ignota. Non si conosce con precisione neppure l'anno in cui Gesù nacque; secondo la teoria più accreditata fu tra il 7 e il 4 a.C..

    Storia


    Le precedenti celebrazioni non cristiane

    Il 25 dicembre, nell'antica Roma, si festeggiava la festa del dio Mitra (Dio del Sole), divinità che godeva di molta importanza anche nei territori colonizzati. Le feste romane dei Saturnali, che iniziavano il 17 dicembre e terminavano intorno al 23 dicembre erano dei riti carnascialeschi.

    La festa del sole era la più importante e sentita da tutte le popolazioni che risiedevano nei confini dell'impero romano le quali, pur divise in molti culti religiosi, celebravano idealmente la nascita del sole in concomitanza con il solstizio d'inverno.

    Dai Persiani ai Celti, dagli Egiziani ai Greci, ai Germani dove veniva chiamata Yule, molte popolazioni usavano celebrare la nascita del sole con riti collettivi e feste familiari, quasi sempre nei giorni prossimi al solstizio d'inverno. Tracce di similari usanze religiose sono state trovate anche nelle testimonianze archeologiche delle civiltà americane d'epoca precolombiana.

    La festività era talmente diffusa ed "unificante" che l'imperatore Aureliano nell'anno 273 (MXXVI a.U.c.) la istuituì per tutto l'impero decretandone la denominazione ufficiale di "Natalis Solis Invicti" e fissandone la data nell'ottavo giorno prima di capodanno (ante diem octavum Kalendas Ianuarias), ovvero il 25 dicembre.

    Nello stesso periodo erano presenti diverse festività celebrate in onore degli dei egizi e latini Osiride, Giove e Plutone, o da antichi condottieri deificati, come re Nimrod.

    I primi secoli del cristianesimo

    Il Natale non è presente tra i primi elenchi di festività cristiane di Sant'Ireneo e Tertulliano; Origene, probabilmente alludendo ai Natalitia imperiali dichiara che nelle scritture solo i peccatori, e non i santi, celebrano la loro nascita. Arnobio ridicolizza la celebrazione dei "compleanni" degli dei.

    Le chiese cristiane celebravano piuttosto la festa dell'Epifania (dal greco epiphàneja: manifestazione, comparsa, apparizione, nascita), che commemora la visita dei Magi a Gesù.

    Il processo attraverso il quale il 25 dicembre divenne la ricorrenza della nascita di Gesù per tutta la cristianità, incominciò solo nel III secolo e durò fino al successivo e differì temporalmente secondo le diocesi.

    Celebrazioni in Alessandria d'Egitto

    Le prime evidenze di una celebrazione provengono da Alessandria d'Egitto, circa 200 d.C., quando Clemente di Alessandria disse che certi teologi egiziani, "molto curiosi", definirono non solo l'anno, ma anche il giorno della nascita di Gesù il 25 Pachon, corrispondente al 20 maggio del ventottesimo anno di Augusto ma fecero questo non perché ritenessero che il Cristo fosse nato quel giorno ma solo perche quel mese era il nono del loro calendario . Altri scelsero le date del 24 o 25 Pharmuthi (19 o 20 aprile).

    Un testo del 243, De paschae computus, attribuito a Cipriano ma probabilmente apocrifo, dichiara che la nascita di Cristo fu il 28 marzo perché fu in quel giorno che il sole fu creato.

    Clemente dichiara anche che i Balisilidiani celebravano l'Epifania e con essa, probabilmente, anche la nascita di Gesù, il 15 l'11 Tybi (10 o 6 gennaio).

    In un qualche momento la doppia commemorazione di Epifania e Natività deve essere diventata comune, sia perché l'apparizione dei pastori era considerata una delle manifestazioni della gloria di Cristo, sia forse a causa di una discrepanza del vangelo di Luca 3,22 presente in vari codici, tra cui il codice Bezae, in cui le parole di Dio sono rese houios mou ho agapetos, ego semeron gegenneka se ("tu sei il mio figlio prediletto, in questo giorno ti ho generato") al posto di en soi eudokesa ("in te mi sono compiaciuto").

    Abraham Ecchelensis (1600-1664) riferisce della presenza di un dies Nativitatis et Epiphaniae da una costituzione della chiesa di Alessandria al tempo del Concilio di Nicea.

    Epifanio riferisce di una cerimonia dai tratti gnostici ad Alessandria in cui, la notte tra il 5 ed il 6 gennaio, a cross-stamped Korê era portato in processione attorno ad una cripta, al canto Oggi a quest'ora Korê ha dato vita all'Eterno.

    Giovanni Cassiano (360-435) scrive tra il 418 ed il 427 che i monasteri egiziani ancora osservano gli antichi costumi.

    Il 29 Choiak (25 dicembre) e 1 gennaio 433 Paolo di Emesa predica presso Cirillo di Alessandria, e i suoi sermoni mostrano che la celebrazione del Natale il mese di dicembre era già fermamente stabilita, ed i calendari provano la sua permanenza; per cui la festa si era diffusa in Egitto tra il 427 ed il 433.

    Celebrazioni a Cipro, Armenia e Turchia

    A Cipro, alla fine del IV secolo, Epifanio dichiara contro gli Alogi che Cristo era nato il 6 gennaio ed era stato battezzato l'8 novembre.

    Efrem Siro (i cui inni si riferiscono all'Epifania e non al Natale) prova che la Mesopotamia ancora festeggiava la nascita tredici giorni dopo il solstizio d'inverno, ovvero il 6 gennaio.

    Contemporaneamente in Armenia la data di dicembre era ignorata, e tuttora gli Armeni celebrano il Natale il 6 gennaio.

    In Turchia, i sermoni di san Gregorio di Nissa su San Basile (morto prima del 1 gennaio 379) e i due seguenti durante la festa di Santo Stefano, provano che nel 380 il Natale era già celebrato il 25 dicembre.

    Nel V secolo Asterio di Amaseia e Sant'Anfilochio di Iconio, contemporani di Basile e Gregorio, mostrano che nelle loro diocesi le feste dell'Epifania e del Natale erano separate.

    Celebrazioni a Gerusalemme


    Nel 385 Egeria scrive di essere rimasta profondamente impressionata dalla festa della Natività di Gerusalemme, che aveva aspetti prettamente natalizi; il vescovo si recava di notte a Betlemme, tornando a Gerusalemme il giorno della celebrazione. La presentazione di Gesù al tempio era celebrata quattordici giorni dopo. Ma questo calcolo inizia dal 6 gennaio, e la festa continuava per gli otto giorni dopo quella data ; successivamente menziona solo le due feste maggiori dell'Epifania e della Pasqua. Per cui il 25 dicembre nel 385 non era osservato a Gerusalemme.

    Giovanni di Nikiu (circa nel 900) per convincere gli armeni ad osservare la data del 25 dicembre fa notizia di una corrispondenza tra san Cirillo di Gerusalemme e papa Giulio I in cui Cirillo dichiara che il suo clero non può, nella singola festa della nascita e del battesimo, effettuare una doppia processione tra Betlemme ed il Giordano e chiede a Giulio di stabilire la vera data della Natività dai documenti del censimento portati a Roma da Tito; Giulio stabilisce il 25 dicembre.

    In un altro documento si riferisce che Giulio scrisse a Giovenale di Gerusalemme (circa 425-458), aggiungendo che Gregorio Nazianzeno a Costantinopoli era stato criticato per aver dimezzato le festività, ma Giulio morì nel 352 e la testimonianza di Egeria rende questi ultimi due documenti di origine dubbia.

    San Girolamo, scrivendo nel 411, rimprovera ai palestinesi di mantenere la celebrazione della nascita di Cristo nella festa della Manifestazione.

    Cosmas Indicopleustes suggerisce che anche alla metà del sesto secolo la chiesa di Gerusalemme riteneva, basandosi sul passo evangelico di Luca, che il giorno del battesimo fosse il giorno della nascita di Gesù in quanto essere divino. La commemorazione di Davide e Giacomo l'Apostolo si svolgeva il 25 dicembre.

    Il 25 dicembre 432 Paolo di Emesa pronunciava a Cirillo di Alessandria un discorso sul Natale.

    Celebrazioni ad Antiochia

    Ad Antiochia, dopo una lunga resistenza, la festa del 25 dicembre venne accolta nel 386 grazie all'opera di san Giovanni Cristostomo.

    Durante la festa di San Philogonius del 386. San Giovanni Cristostomo predicò un importante sermone: in reazione ad alcuni riti e feste ebraiche invitò la chiesa di Antiochia a celebrare la nascita di Cristo il 25 dicembre quando già parte della comunità la celebrava in quel giorno da almeno dieci anni; dichiarò che in occidente la festa era già celebrata e che egli desiderava introdurla, che questa era osservata dalla Tracia a Cadice e che la sua miracolosamente rapida diffusione era un segno della sua genuinità.

    Per giustificare la decisione interpretò gli episodi evangelici dicendo che il sacerdote Zaccaria entrò nel Tempio ricevendo l'annuncio del concepimento di Giovanni Battista in settembre; il vangelo data quindi il concepimento di Gesù dopo sei mesi, ovvero in marzo, per cui la nascita sarebbe avvenuta in dicembre.

    Infine Cristostomo dichiarò di sapere che i rapporti del censimento della Sacra Famiglia erano ancora a Roma e quindi Roma doveva aver celebrato il Natale il 25 dicembre per un tempo abbastanza lungo da consentire a Cristostomo di riportare con certezza la tradizione romana. Il riferimento agli archivi romani è antico almeno quanto Giustino Martire e Tertulliano. Papa Giulio I, nella falsificazione cirillina citata in precedenza, afferma di aver calcolato la data basandosi su Flavio Giuseppe, sulla base della stessa considerazione non provata riguardante Zaccaria.

    Celebrazioni a Costantinopoli


    Nel 379/380 Gregorio Nazianzeno si fa iniziatore (in lingua greca: exarchos) presso la chiesa di Costantinopoli della nuova festa, proposta in tre sue omelie predicate in tre giorni successivi nella cappella privata chiamata Anastasia; dopo il suo esilio nel 381, la festa scomparve.

    Secondo Giovanni di Nikiu, Onorio, presente durante una delle sue visite, si accordò con Arcadio perché fosse osservata la festa nella stessa data di Roma. Kellner colloca questa visita nel 395; Baumstark tra il 398 e il 402; l'ultima data si basa su una lettera di Giacomo di Edessa citata da George di Beeltân, che dichiara che il Natale fu portato a Costantinopoli da Arcadio e Cristostomo dall'Italia dove secondo la tradizione si era tenuta fin dai tempi apostolici. Cristostomo fu vescovo tra il 398 e il 402, e quindi la festa sarebbe stata introdotta in questo periodo da Cristostomo vescovo allo stesso modo in cui era stata introdotta ad Antiochia da Cristostomo presbitero; però Lübeck prova che le evidenze su cui si basa la tesi di Baumstark non sono valide.

    Più importante, ma solo poco meglio accreditata, è la tesi di Erbes' che la festa sia stata introdotta da Costantino I tra il 330 e il 335; esattamente nel 330 secondo l'opinione di alcuni storici [citazione necessaria], e probabilmente consigliato della madre Elena e dai vescovi del Concilio di Nicea.

    Celebrazioni a Roma

    Riguardo alla chiesa di Roma, la più antica fonte sulla celebrazione del Natale è il calendario filocaliano compilato nel 354, che contiene importanti tre date:

    * Nel calendario civile il 25 dicembre è indicato come Natalis Invicti.
    * Nella Depositio Martyrum, una lista di martiri romani o di altra origine universalmente venerati, il 25 dicembre è indicato come VIII kal. ian. natus Christus in Betleem Iudeae.
    * In corrispondenza del 22 febbraio, VIII kal. mart. è menzionata la cattedra di San Pietro.

    Nella lista dei consoli sono indicati i giorni di nascita e di morte di Cristo e le date di ingresso a Roma e di martirio di San Pietro e Paolo.

    Una citazione significativa è:

    « Chr. Caesare et Paulo sat. XIII. hoc. cons. Dns. ihs. XPC natus est VIII Kal. ian. d. ven. luna XV »

    « durante il consolato di Cesare (Augusto) e Paolo nostro signore Gesù Cristo nacque otto giorni prima delle calende di Gennaio [ovvero il 25 dicembre ] un venerdì, il quattordicesimo giorno della Luna »

    Queste indicazioni però sembrano scorrette e possono essere delle successive aggiunte al testo, per cui anche se la Depositio Martyrum è datata al 336 è probabile che questa indicazione debba essere datata al 354, anche se la presenza in un calendario ufficiale lascia supporre che siano esistite delle celebrazioni popolari precedenti.

    Sul finire del IV secolo la festività passò a Milano e per poi diffondersi nella altre diocesi del nord: Torino, Ravenna, ecc.

    Ipotesi sull'origine della data del Natale

    Sul fatto che il Natale venga festeggiato il 25 dicembre vi sono diverse ipotesi che possono essere raggruppate in due categorie: la prima che la data sia stata scelta in base a considerazioni simboliche interne al cristianesimo, la seconda che sia derivata dall'influsso di festività celebrate in altre religioni praticate contemporaneamente al cristianesimo di allora. Le due categorie di ipotesi possono coesistere.

    Questo primo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come "interna" al cristianesimo, senza apporti da altre religioni, derivante da ipotesi cristiane sulla data di nascita di Gesù.

    * Un'ipotesi afferma che la data del Natale si fonda sulla data della morte di Gesù o Venerdì Santo. Dato che la data esatta della morte di Gesù nei Vangeli non è specificata, i primi Cristiani hanno pensato di circoscriverla tra il 25 marzo e il 6 aprile. Poi per calcolare la data di nascita di Gesù, hanno seguito l'antica idea che i profeti del Vecchio Testamento morirono ad una "era integrale", corrispondente all'anniversario della loro nascita. Secondo questa ipotesi Gesù morì nell'anniversario della sua Incarnazione o concezione, così la sua data di nascita avrebbe dovuto cadere nove mesi dopo la data del Venerdì Santo, il 25 dicembre o 6 gennaio.

    * Un'altra ipotesi, invece, vede la data del Natale come conseguenza di quella dell'Annunciazione, il 25 marzo. Si riteneva infatti che l'equinozio di primavera, giorno perfetto in quanto equilibrato fra notte e giorno, fosse il più adatto per il concepimento del redentore. Da qui la data del Natale, nove mesi dopo.

    * Il sorgere del sole e la luce sono simboli usati nel cristianesimo e nella Bibbia. Ad esempio nel vangelo di Luca, Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, descrive la futura nascita di Cristo, come "verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge". Il Natale, nel periodo dell'anno in cui il giorno comincia ad allungarsi, potrebbe essere legato a questo simbolismo.

    * Un'ipotesi piuttosto recente asserisce che la data del Natale corrisponda, entro certi limiti, alla vera data di nascita di Gesù. Si tratta di un'ipotesi basata sull'analisi dei testi presenti nella biblioteca essena di Qumran e su alcune informazioni fornite dal Vangelo secondo Luca. Secondo Luca, San Giovanni Battista fu concepito sei mesi prima di Gesù (e quindici mesi prima del Natale), e l'annuncio del suo concepimento fu dato al padre San Zaccaria mentre questi officiava il culto nel Tempio di Gerusalemme. Dai rotoli di Qumran si è potuto ricostruire il calendario dei turni che le vari classi sacerdotali seguivano per tali offici, ed è stato possibile stabilire che il turno della classe di Abia (a cui apparteneva Zaccaria) cadeva due volte l'anno. Uno dei due turni corrispondeva all'ultima settimana di settembre, ossia proprio quindici mesi prima della settimana del Natale.

    Il secondo gruppo di ipotesi spiega la data del 25 dicembre come "esterna" al cristianesimo, come un tentativo di assorbimento di culti precedenti al cristianesimo con la sovrapposizione di festività cristiane a feste di altre religioni antiche.

    C'è chi afferma che la nascita del Cristo derivi dalla tradizione e dalla festa ebraica della luce, la Hanukkah, che cade il venticinquesimo giorno di Kislev e all'inizio del Tevet. Il mese di Kislev è comunemente accettato come coincidente con dicembre. Sotto l'antico Calendario Giuliano, per scelta popolare, la nascita di Cristo venne fissata al 5 a.C., il venticinquesimo giorno di Kislev. In questo senso il cristianesimo avrebbe ripetuto quanto già fatto per le principali festività cristiane come Pasqua o Pentecoste, che sono derivate dalle corrispondenti festività ebraiche.

    Il Natale oggi

    Usi e costumi antichi e moderni

    Nell'attuale ricorrenza in occidente si festeggia il Natale con lo scambio di doni (eredità dei Sigillaria festeggiati il 20 dicembre), con dei banchetti (in eredità degli antichi Saturnali romani che duravano dal 17 al 23 dicembre), si addobba l'albero di Natale (introdotto da Lutero), si prepara il presepe (introdotto da Francesco d'Assisi).

    Nel folklore


    Il Natale è in gran parte caratterizzato dallo scambio di doni all'interno della famiglia. Spesso si sostiene che i regali siano portati da Babbo Natale o da altre figure tradizionali. In gran parte del mondo occidentale, nonostante l'influenza secolarizzante dei media, le tradizioni locali del Natale sono ancora vive. Fra le usanze popolari legate alla ricorrenza, le più diffuse sono il presepe e l'albero di Natale.

    Nei paesi prevalentemente cristiani, il Natale è diventata la festa "economicamente" più importante dell'anno; è anche celebrata come vacanza non religiosa in molti Paesi con piccole comunità cristiane.
     
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    È importante aggiungere più vita agli anni, non più anni alla vita.

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    grazie acqua per la bella ricerca
    io so che gesu e nato in ottobre sempre basandosi sulla nascita di giovanni battista ce un versetto della bibbia che da il mese di nascita di giovanni battista poi lo ho chiesto a un sacerdote che moooooooooooooolto gentilmente me lo ha confermato come ogni religione la parte piu bella sono le feste il cristinesimo era nell antica roma nuova come religione la gente noncambiava facilmente non lasciavano la loro che offriva una montagna di feste per seguire una che predicava la poverta una delle feste piu sentite era il 25 dicembre la festa del sole allora si penso di far cadere la nascita di gesu quel giorno cosi chi diventava cristiano non perdeva la festa
    nell era moderna il natale e diventata una festa commerciale sara perche ormai ho un eta che fa diventare cinici ma non lo sento piu anche se il 25 vado a pranzo in un agriturismo con i miei figli le famiglie e i consuoceri la prendo come un occasione per stare tutti insieme
    mi spiace che manchera mia figlia (sara come mancasse un pezzo di me ) non puo venire
    quest anno e piu triste del solito non riesco a superare il fato che mia figlia sia uscita di casa
    lo so che i figli crescono e se ne vanno ma e stato tutto cosi all improvviso che e stato un trauma
    basta con la tristezza
    godetevi il natale per quello che a voi rappresenta non per quello che dicono gli altri


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  5. acquadimarea
     
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    mi spiace che tua figlia non passer il Natale con te eh si alcune feste sono anche un simbolo per riunirsi e stare insieme

    spero che cambierà idea

    un bacio grande

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  6. prilkbial
     
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    Steve Donziger is a leading attorney and national championship on crime design and boy violence. He worked as a stringer owing Amalgamated Press Foreign and freelanced as four years, filing more than 150 stories from Key America. He was on the proper party representing the Ecuadorian plaintiffs against Texaco in the 1990s and nowadays serves as sound advisor to the Ecuadorian admissible team.
     
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5 replies since 5/12/2007, 18:42   848 views
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